Stipati come sardine: gli uffici open space

Gli uffici hi-tech come quelli di Google e Facebook sono un referente del settore. A te piace lavorare in un ufficio open space?

Vi piacciono gli uffici open space? Molti risponderebbero di no. Gli svantaggi sono ovvii: rumore, chiacchierio continuo, difficoltà di concentrazione, stanchezza dovuta alla continua interazione con i colleghi, ecc. Dividendo lo spazio in postazioni non è che vada molto meglio, dato che sorgono semplicemente altri tipi di problemi.

Ma gli uffici di questo tipo, “stilosi” e moderni, sono il futuro, mentre gli uffici tradizionali dove ognuno ha il suo ufficio sono ormai estinti. Secondo una ricerca condotta nel 2010 dall’International Facility Management Association, circa il 70% degli uffici negli Stati Uniti è di tipo open space e il numero è in grande aumento.

Qual è il problema?

C’è un solo motivo che spiega la grande popolarità di questo genere di uffici: sono economici. Quanto più stipate sono le persone, meno caro sarà l’affitto e maggiori saranno i profitti: pura matematica.

Ad ogni modo la logica fa aqua da tutte le parti: le persone non sono macchine. Fattori come l’umore e la forma fisica di ognuno hanno un grande impatto sulla produttività, dato che a sua volta si riflette sui profitti.

Numerose ricerche affermano che il problema è reale. Non solo le persone che lavorano in uffici open space non si sentono a loro agio e sono meno efficenti, ma si ammalano più facilmente.

Per esempio, i casi di persone con nausea sono maggiori tra coloro che lavorano in grandi uffici piuttosto che tra coloro che lavorano in uffici separati. Inoltre, lavorare in un ufficio con poca luce e poche finestre porta alla depressione e disturbi del sonno.

Come possiamo migliorare la situazione? Oggi vi diamo alcuni consigli per poter sopravvivere in questo genere di uffici.

Introversi e non

Prima di tutto bisogna dire che non tutti si trovano male in questo genere di uffici, ma le persone più introverse sicuramente avranno più difficoltà come lo confermano gli studi della scrittrice statunitense Susan Cane.

Ecco perché alle persone introverse che lavorano in un ufficio open space dovrebbero essere assegnate aree particolari. In questo genere di uffici, bisognerebbe destinare alcune stanze dove i dipendenti possano rifugiarsi in cerca di concentrazione o dove possano fare una pausa, o persino schiacciare un pisolino. Questa è l’idea promossa da Cane e dal suo brand, Steelcase: il costo di uno spazio totalmente ammobiliato si aggira sui 15.000 dollari (circa 13,5 mila euro).

Tuttavia, una cosa non è ancora chiara: cosa succede se gli estroversi entrano nel “tempio” dove si sono rifugiati gli introversi? Chi direbbe di no a una piccola pennichella durante la giornata lavorativa?

Agile Acoustics, una nota azienda britannica, ha sviluppato un approccio molto più democratico: l’azienda produce pannelli che assorbono il rumore; tali pannelli sono creati a partire da materiali riciclati (per l’esattezza, bottiglia di plastica).

Questi pannelli decorati con belle immagini possono avere vari usi: dal diminuire i rumori a separare un impiegato timido da un’altro più chiaccherone. Un’altra idea potrebbe essere quella di usare questi pannelli per creare una sorta di séparé nel centro dell’ufficio.

Qui, li, ovunque

Flessibilità e adattabilità sono i principali requisiti dei mobili dell’ufficio. Nonostante siano di qualità e si mantengano bene durante gli anni, si devono adattare ai cambiamenti dell’ambiente di lavoro.

Per esempio, Herman Miller, un fornitore di mobili americano, nel suo porfolio, usa elementi di plastica leggera intercambiabili per creare un ambiente di lavoro flessibile, in stile Lego. Dovete fare un brainstorming o realizzare attività di gruppo? Basta unire tutte le scrivanie o muovere dei pannelli. Una volta terminato… rompete le righe.

Gli architetti spagnoli Menéndez e Gamonal, hanno “evangelizzato” diversi approcci. Secondo loro, la forma dei mobili dovrebbe stimolare il lavoro di gruppo. Per esempio, sedersi ad una scrivaniza colorata stimola la collaborazione.

Inizialmente il progetto era indirizzato a centri educativi e l’obiettivo incoraggiare gli studenti a interagire tra loro, piuttosto che starsene ognuno per conto loro. In realtà questo approccio si adatta anche a contesti aziendali.

Il dondolo di Re Artù

Gli uffici hi-tech come quelli di Google e Facebook sono un referente per il settore: louge e hall, grandi palloni al posto di sedie e altri elementi originali. Il designer britannico, Christopher Duffy, è andato oltre: ha proposto di dotare le sale riunioni di… dondoli.

In primo luogo, grazie al movimento oscillante delle sedie, è difficile parlare come di consueto, con il solito e vecchio linguaggio da business man. In secondo luogo, questa idea poco convenzionale aiuta a rilassarsi stimolando la creatività. Peccato però che vi costerà una fortuna. La “tavola rotonda” di Re Artù oscillante per 12 persone costa sui 16.000 dollari.

Secondo Benoit Challand il segreto è rendere la routine più sopportabile, rompendo gli schemi convenzionali e questo si applica individualmente ad ogni postazione di lavoro. Perché non trasformare le postazioni in… lettere dell’alfabeto?

In definitiva, sono due le conclusioni. La prima, gli uffici open space sono molto comuni e dobbiamo farci l’abitudine. Ma niente paura (seconda conclusione): la nuova tecnologia, i nuovi materiali e le nuove idee ci possono aiutare per convivere con questa tendenza.

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