Cosa vi proteggerà dai nemici invisibili? Un cappello di carta stagnola, ovviamente!

Oggi è la prima Giornata del Cappello di Carta Stagnola. Di cosa si tratta?

Quanto tempo è passato dall’ultima volta in cui eravate soli? Probabilmente non lo siete mai stati! Neanche all’interno delle pareti del vostro cranio siete davvero soli. I nemici sono ovunque, e cercano, da tempo immemorabile, di dare un’occhiata ai vostri pensieri o peggio… di influenzarli. Inoltre, ci sono molti nemici lì fuori: spiriti maligni, dipartimenti governativi segreti, frutta secca intelligente, mega corporation in ascesa, alieni… solo per nominarne qualcuno.

Trovatici di fronte a queste costanti minacce ai danni dei nostri pensieri, abbiamo deciso di mettere in evidenza il problema inventandoci la Giornata International del Cappello di Carta Stagnola! E non è un caso che sia stato scelto il 2016 per introdurre questo nuovo giorno speciale: quest’anno è il 120º anniversario dall’invenzione dei cappelli di stagnola anti telepatia.

Prendere parte alla Giornata Internazionale del Cappello di Carta Stagnola è facile: basta coprirvi la testa con un cappello di alluminio fatto in casa e tutti insieme, come un’unica forza unita da un comune obbiettivo superiore, saremo capaci di urlare: “Fuori dalla mia testa!”. Magari, solo per quest’unico giorno all’anno, saremo tutti, in massa, almeno fino a un certo punto, protetti dal cappello di stagnola.

Dunque, tirate fuori l’alluminio, fatevi un selfie e caricatelo sui social con l’hashtag #tinfoilhatday2016 (in inglese cappello di carta stagnola si dice appunto tin foil hat).

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Perché adesso?

Coprirsi la testa per proteggersi non è niente di nuovo. Anche l’uomo preistorico si copriva il cranio con corteccia di betulla, legno, cuoio, pelliccia e in seguito, bronzo, tra gli altri materiali più disparati. Ma questo per proteggere il capo da sole, pioggia, urti e così via. Non sapeva di aver bisogno di proteggersi anche da nemici telepatici (e comunque, le misere quantità d’alluminio presenti nella betulla fornivano protezione solo dai telepatici più maldestri).

La situazione è completamente cambiata quando un certo Wilhelm Conrad Röntgen ha dimostrato l’esistenza dei raggi X. La scoperta di questi raggi invisibili spinse molti, dagli studiosi agli pseudo tali fino ai ciarlatani, a dare la loro interpretazione sul significato di questi raggi X per la specie umana.

Tra gli altri, alcuni articoli sostenevano che al più presto i raggi avrebbero eliminato del tutto la privacy personale, per esempio essendo capaci di vedere attraverso i vestiti, e anche attraverso il cranio i nostri pensieri. Non ci sono dubbi che avendo letto queste teorie, uno sconosciuto impresario inventore londinese si mise rapidamente al lavoro per “inventare” speciali cappelli che proteggessero dalla telepatia.

Non sappiamo di cosa fossero fatti questi cappelli (purtroppo tutte le forniture sono andate esaurite molto prima che nascesse un qualsiasi esperto di Kaspersky Lab), ma non importa. È stato il primo a farsi venire in mente l’idea di proteggere il capo dalla perforazione, ed è stato il primo, fondamentale passo della resistenza!

 

Facciamo un salto ai giorni nostri, e arriviamo a un doppio anniversario: oltre ai 120 anni dall’invenzione dei cappelli che anti telepatia, ricorrono anche i 90 anni da quando, nell’aprile del 1926, Julian Huxley, pubblicò nella Yale Review il suo racconto dal titolo The Tissue-Culture King, in cui il protagonista bloccava gli effetti della telepatia. Come? Con un cappello di carta stagnola.

Kaspersky Lab, preferendo un approccio sistemico e multistrato alla sicurezza informatica, ha intenzione di integrare questo metodo di protezione della mente in alcuni dei suoi prodotti per la sicurezza. Inoltre, il nostro cyborg, Evgeny Chereshnev, ha deciso di aggiungere alla perfezione tecnica del suo corpo bionico dei rivestimenti protettivi del cranio (sia dentro che fuori!).

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