Facebook acquisisce WhatsApp: quali sono le conseguenze?

La notizia sull’acquisizione di WhatsApp da parte di Facebook ha riempito i titoli dei giornali di tutto il mondo. La cifra è esorbitante: Facebook ha offerto circa 19 miliardi di dollari (13 miliardi di euro) per un’azienda con 450 milioni di utenti attivi, circa 30 euro a utente. Tenendo in considerazione la tariffa nominale pagata da ogni usuario di circa 1 euro è abbastanza facile dedurre che il flusso di entrare coprirà presto i costi di acquisizione.

La notizia sull’acquisizione di WhatsApp da parte di Facebook ha riempito i titoli dei giornali di tutto il mondo. La cifra è esorbitante: Facebook ha offerto circa 19 miliardi di dollari (13 miliardi di euro) per un’azienda con 450 milioni di utenti attivi, circa 30 euro a utente. Tenendo in considerazione la tariffa nominale pagata da ogni utente di circa 1 euro/anno è abbastanza facile dedurre che il flusso di entrare non coprirà presto i costi di acquisizione. Naturalmente, la preoccupazione di tutti si focalizza sulla possibile apparizione di pubblicità in-app all’interno di WhatsApp, oltre all’ipotetico utilizzo di strumenti di monitorizzazione intrusivi e anti-privacy, tra cui la scansione dei messaggi (pensate a Gmail). Che sia giunto il momento di trovare un sostituto a WhatsApp?

Prima di tutto, niente panico! Nelle rispettive dichiarazioni sia Facebook, capitanato da Mark Zuckerberg, che il Presidente di WhatsApp, Jan Koum, hanno sottolineato che WhatsApp rimarrà un’azienda separata con una politica indipendente. Ricordate che Jan Koum è famoso per aver dimostrato in diverse occasioni il suo disappunto nei confronti del modello di guadagno basato sulla pubblicità. Per questa ragione non ci aspettiamo l’apparizione immediata di ads. Naturalmente, tutto cambia con il tempo e probabilmente anche questa situazione è destinata a mutare. Tuttavia, se decidete di abbandonare la “nave di WhatsApp”, avete molto tempo a disposizione per trovare alternative e convincere gli amici a cambiare piattaforma. Un anno sicuro.

In secondo luogo, non ci sono realmente “nuovi” motivi per i quali preoccuparsi della privacy.

In secondo luogo, non ci sono realmente “nuovi” motivi per i quali preoccuparsi della privacy. Ad essere sinceri, WhatsApp non si è mai mostrato come un sistema di messaggistica confidenziale ed è stato oggetto di varie violazioni nel passato tra cui la lettura dei messaggi. Per quanto riguarda la situazione attuale, WhatsApp adotta la crittografia e i proprietari del servizio affermano che i messaggi degli utenti non vengono mai immagazzinati dopo la loro consegna al destinatario. Quindi non vi aspettate che Facebook inizi a scavare nella cronologia dei vostri messaggi. Tuttavia esistono strumenti speciali per l’invio di messaggi confidenziali e Facebook non ha nulla a che vedere con la privacy dei messaggi di WhatsApp. Pensate piuttosto a NSA o agenzie simili se siete preoccupati di aziende terze che leggono i vostri messaggi.

In conclusione, non c’è una vera ragione per la quale passare immediatamente ad un’altra piattaforma di messaggistica. I dati e messaggi confidenziali non dovrebbero essere inviati in formato non criptato attraverso canali di comunicazione standard, sia che si tratti di Facebook, WhatsApp o email. Usate strumenti di sicurezza dedicati per proteggere i vostri dati da occhi indiscreti. Ciò di cui invece bisognerebbe davvero preoccuparsi è l’ondata di mail e messaggi fasulli che vi diranno “Conferma il tuo account WhatsApp” o “Non do il consenso alle pubblicità di Facebook all’interno di WhatsApp” o qualcosa del genere. Questi messaggi conterranno sicuramente un link dannoso che, cliccandoci sopra, potrebbe infettare il vostro dispositivo o portarvi a una pagina di phishing che cercherà di rubarvi i dati personali. WhatsApp e Facebook non invieranno nulla di tutto ciò: non cadete nella trappola.

Le password di Forbes nelle mani degli hacker siriani

l gruppo Syrian Electronic Army (SEA) ha colpito di nuovo e questa volta a pagarne le conseguenze sono stati gli utenti e i collaboratori del sito web Forbes.com. In totale sono 1.071.963 gli utenti interessati dalla violazione; il gruppo ha colpito (e affondato) il database che custodiva i loro indirizzi email e password, dati che poi sono stati anche condivisi pubblicamente. La violazione ha interessato anche la piattaforma di pubblishing dove tre articoli di Forbes sono stati plagiati e il blog dell’azienda messo K.O. Come ha potuto il gruppo siriano realizzare un colpo del genere e mettere in ginocchio una struttura così importante?

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